La dieta genica, denominata anche dieta del DNA, si basa su un’analisi metabolica che mira alla perdita di peso. L’analisi del DNA parte invece da un campione di saliva, che aiuta a inquadrare il soggetto all’interno di uno dei 4 meta-tipi, Alfa, Beta, Gamma e Delta. È un inquadramento che serve a fornire informazioni sulle modalità in cui il corpo utilizza i grassi, le proteine e i carboidrati contenuti al suo interno.
La dieta genica rientra nel campo della nutrigenetica, ovvero lo studio del rapporto tra nutrizione e genetica, con particolare attenzione riguardo alle patologie alimentari e a come esse siano influenzate dai geni. Alla base, come già detto, è un campione di saliva, che consente l’analisi del DNA, in modo da poter studiare i geni metabolici e la loro interazione reciproca. Ne risultano dei dati che consentono di valutare la predisposizione genetica individuale riguardo alla gestione energetica derivante da proteine, grassi e carboidrati. Dall’analisi del DNA si potrebbero inoltre ottenere anche indicazioni sulle tipologie di sport adatti, tenendo conto del meta-tipo e della variante sportiva che porta il miglior consumo calorico possibile, che incide sulla resistenza e sulla velocità.
La dieta genica può aiutare a perdere peso ma, come in tutte le cose, la motivazione è alla base di tutto. L’individuo è più predisposto al cambiamento delle proprie abitudini, anche alimentari, se sa che si tratta di raccomandazioni studiate e applicate appositamente per lui.
Da un punto di vista scientifico, la ricerca è ancora in corso. Chi vuole intraprendere un percorso alimentare che passi dalle analisi del DNA, dovrà prima consultare un nutrizionista, cosciente che, oltre a seguire un percorso alimentare, dovrà comunque mettere in conto un vero e proprio cambiamento a lungo termine nella sua alimentazione quotidiana.