La caffeina, se assunta nelle giuste dosi, riattiva il metabolismo. Ma le risposte alla caffeina sono individuali.
Esiste un gene che è in grado di influenzare il modo in cui riusciamo a metabolizzare questa sostanza. Un piccolo cambiamento in questo gene può far sì che una persona sia predisposta ad essere un metabolizzatore “veloce” o un metabolizzatore “lento”.
In un individuo con un metabolismo veloce la caffeina viene eliminata più rapidamente, dunque, gli effetti di una tazzina di caffè perdurano per un tempo più breve rispetto alla media.
Gli individui, invece, con un metabolismo lento, tendono ad elaborare la caffeina più lentamente rispetto alla media. Ciò significa che quando bevono una tazzina di caffè, gli effetti della caffeina si prolungano nel tempo, mantenendo la vivacità e l’energia per periodi più lunghi.
Dunque, questo composto ha degli effetti differenti a seconda di chi la assume per via delle differenze genetiche. Tutto dipende da un gene denominato CYP1A2.
Nelle persone che hanno un’alta sensibilità al caffè questo gene tende a produrre minori quantità dell’enzima che metabolizza la caffeina. Il risultato è un effetto eccitante superiore alla media.
Nelle persone che, viceversa, hanno una bassa sensibilità al caffè il gene CYP1A2 produce una grande quantità dell’enzima che è in grado di liberarsi velocemente di questa sostanza. Il risultato è un effetto eccitante inferiore alla media.
La sensibilità individuale alla caffeina è il risultato di un complesso equilibrio tra la capacità di metabolizzare questa sostanza e la reattività del sistema nervoso. Questo varia a seconda delle persone e può essere influenzato da diversi fattori. Ad esempio, il fumo di sigaretta è noto per aumentare la velocità con cui il corpo elimina la caffeina, rendendo le persone fumatori potenzialmente meno sensibili agli effetti stimolanti del caffè. Oltre al tabagismo, ci sono altri elementi da considerare, come il sesso, l’età, la presenza di malattie epatiche, l’obesità e persino la dieta. Recentemente, uno studio ha rivelato una possibile correlazione tra il diabete di tipo 2 e un aumento dell’attivazione del gene CYP1A2, coinvolto nel metabolismo della caffeina.
Tutto ciò sottolinea quanto sia importante comprendere che l’effetto della caffeina può variare notevolmente da individuo a individuo e che una serie di fattori personali e di salute può influire sulla nostra capacità di godere di 3-5 tazzine di caffè al giorno in modo sicuro, soprattutto per coloro che non presentano patologie cardiocircolatorie.